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  • Immagine del redattoredott. Di Mauro

La personalità del virus Covid 19




Nel precedente articolo, abbiamo fatto un esperimento: ricordare come sono andate le cose. Non si tratta di un puro esercizio di memoria, c'è qualcosa di più e riguarda il distanziamento. Si tratta di un processo cognitivo molto utile per prenderci letteralmente le distanze da un evento critico, guadagnare tempo, un tempo psicologico per proteggerci, sentirci al sicuro e sviluppare strategie di azione per risolvere problemi cruciali. Ecco il motivo che mi ha spinto a suggerirvi di ricordarvi prosaicamente cosa sia successo nelle ultime settimane.


A ripensare gli eventi durante la comparsa del virus Covid 19 mi colpisce la sua personalità.

Storicamente e nell'immaginario collettivo le gravi epidemie causate dai virus hanno espresso sintomi chiari, appariscenti e ripugnanti: pustole, vomito, diarrea. Il Covid 19 invece ha le sembianze dell’influenza stagionale: febbre, dolori articolari, tosse. Addirittura la maggior parte dei contagiati è asintomatica cioè non mostra evidenti segni di malattia, un’altra buona fetta di popolazione presenta lievi sintomi. Ma una ristretta fascia di pazienti improvvisamente peggiora, viene ricoverata d’urgenza e c'è un'alta probabilità che muoia. Un'ambiguità di fondo del fenomeno virale che è difficile da tollerare per un lungo tempo.

Questo effetto "a sorpresa" può provocare una lacerazione che incide sulla percezione personale e genera disorientamento, incertezza. A questo primo fenomeno psicologico si collega una serie di effetti a catena: il virus influenzale si propaga velocemente, può raggiungere chiunque e uccidere.

Anche se lo conosciamo per un certo verso, dall’altro lato il virus può tradire.


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